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1 MARZO, UNA REGATA

04 marzo 2015 - ore 12,24
Lettere del Mese
  • golfo_napoli.jpgIl nostro Paese è noto come un popolo di Santi, poeti e navigatori. Io ho avuto la fortuna di conoscere un grande navigatore, e tutti quelli che vanno per mare, lo chiama “On Michè”. Si parlo proprio di Michele Palumbo, che in occasione della prima regata ha voluto donare a tutti noi un “pensiero poetico” (frase rubata al famoso film “Così parlò bellavista”). Grazie in nome di tutti noi appassionati del mare, del sole e della vela. Mario AMATO. 1 MARZO, UNA REGATA. Ogni persona ha caratteristiche proprie, chi sniffa coca, chi si attacca alla bottiglia, chi ha frequentazioni con le escort, io mi stordisco andando per mare, almeno è legale, sempre che l’autorità costituita non faccia controlli capillari alle dotazioni di bordo e alla distanza dalla costa. E’ stato il mio amore per il mare che mi ha indotto a partecipare a questa regata, ed è stato una fortuna nel trovare le condizioni climatiche ideali. Infatti, è stato un assaggio di primavera, aria ancora fresca, tanto sole, dopo tanta acqua piovana che questo inverno ci ha donato. Qualche nuvola ogni tanto ha fatto capolino dal Faito preparandosi a fare i suoi giochi sul mare, una quarantina di barche ha giocato col vento e gli equipaggi si sono goduti i caldi raggi del sole. Ho visto barche di ogni tipo, da quelle sofisticate e agguerrite a quelle goderecce, chi con vele nuove e la carena lucida, chi con vele rattoppate e la carena che sembrava un giardino fiorito. Cera chi andava con calma e senza dire una parola, chi, esagitato, chiamava "acqua" a ogni istante, chi stava su un bordo stravaccato e con vele mal regolate. Sulle barche c’erano giovani e vecchi, maschi e femmine, belle donne adocchiate da tutti. Una varia umanità al completo era rappresentata. Alle undici hanno dato il segnale, un lieto muovere di barche, alcuni si sono fiondati veloci sulla linea di partenza, altri invece si sono avviati a ritmo lento, e così si è formata una scia colorata, un po’ sbilenca, chi faceva il bordo fuori, chi verso terra. All’arrivo ognuno ha avuto la propria storia da raccontare, chi ha raggiunto il trionfo, chi si è sentito un po’ frustrato per non averlo conseguito, ma in ogni caso la sera tutti si sono sentiti soltanto stanchi per la frenetica giornata trascorsa e sono sprofondati nel sonno ristoratore. Del tempo trascorso resterà soltanto un ricordo, per cui vi ricordo, per quanto è possibile, non privatevi dell’ora felice che ci regala il mare. ’on michè.